Fossato di Vico

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Torre Merlata e Palazzo Comunale

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Nel Medioevo sono rispettivamente la bertesca del castello ( che permetteva defensam in muro comunis de super et de suptus, come voluto dagli Statuti ) e la sua annessa domus, integrata con unam domunculam pro stantia custodum; per incrementare l'armamento difensivo, ogni Vicario uscente, dopo i sei mesi di mandato, lasciava al Comune unam balistam et unam rotellam del valore di due fiorini d'oro. Sulla bertesca lo stemma cum armis comunis et cum grifone, quello perugino in segno di dominio e protezione. Di tutte le bertesche che gli Statuti vogliono lungo la cinta muraria, con uguali caratteristiche e fini, si conserva quest'unico esemplare, che lungo la cinta è anche una delle turres (presenti già in atti della metà del Duecento ) tramandateci in numero di 14 dalla più antica mappa fossatana che si conservi, quella del 1734.
La merlatura in mattoni appare successiva al XIV secolo, mentre è datata 1536 l'ultima robusta porta, di cui si conserva un'anta, del goticheggiante arco d'ingresso, sotto il quale si vedono ancora i cardini; questa porta, di cui si conserva la chiave, risulta vigilata, come le altre porte di Fossato, da custodes ad portas giorno e notte (cera, armatura, stantiam paleam et ligna fomite dal Comune a spese dei contribuentes, i quali devono provvedere anche pro pane vino et similis) ancora negli anni cinquecenteschi che precedono ( e seguono di poco ) la sottomissione allo Stato pontifìcio del 1540, duramente segnati per Fossato da aggressioni, tradimenti, pestilenze e disagi di ogni genere, come già altre volte in passato e di fronte ai quali ha sempre reagito con la sua leggendaria capacità di sopravvivenza e di difesa.